Il faut être absolument moderne.

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Il faut être absolument moderne.

di Stefano Mirti

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Dovendo condividere qualche pensiero sulla mia esperienza a Casa Netural, partirei dal mio diario di viaggio.

In verità, io tengo sempre un diario di quello che faccio e quello che mi succede, da cui non è stato particolare sforzo e/o fatica.

Il tutto viene aggiornato giorno dopo giorno sulla mia pagina di Facebook, da cui se siete curiosi sulle mie impressioni puntuali, sulle cose che hanno catturato la mia fascinazione e attenzione, la cosa più semplice da fare è quella di andare su: https://www.facebook.com/stefano.mirti.3 dove potete seguire il dipanarsi delle mie avventure a Matera (post dal 23 al 29 di maggio).


Poi, ci sono alcuni folder con collezioni di immagini foto che potete trovare sulla mia pagina (sempre su Facebook) “Blueberry”:
Questo detto, se dovessi sintetizzare in una frase i miei pensieri dopo la settimana a Matera, guarderei ad Arthur Rimbaud.
Rimbaud dice: “Il faut être absolument moderne“. Bisogna essere assolutamente moderni.
Era vero allora ed è (a mio avviso) ancora più vero oggi.

Nella settimana passata assieme ho visto un sacco di cose e incrociato un sacco di persone.
Gli incroci più significativi sono quelli nei quali ho visto corto circuiti inaspettati e straordinarie tensioni.

Federico Valicenti che parte da un villaggio in cima a una montagna remota per planare sull’Osteria della Musica nell’Auditorium di Roma (intersecando la Guida Michelin nel percorso). Pastina Design che utilizza l’artigianato tradizionale e antico per fare oggetti contemporanei che parlano i linguaggi internazionali più sofisticati grazie a competenze e abilità millenarie propri delle vostre montagne.

Questi processi mi piacciono, mi affascinano, mi incuriosiscono e mi spingono al dialogo e al confronto.
Perché si tratta di progettazioni articolate e complesse, che prendono anni, tempo, energia, passione.
Che non vivono di scorciatoie alla moda, che non necessitano di soldi pubblici e assistenzialismi assortiti.

Se si intende la contemporaneità in questo modo (corto circuiti e tensione di altissimo livello, no ai soldi pubblici che sono peggio dell’eroina, no alle ideologie alla moda che la settimana prossima sono già dimenticate), allora un posto come Matera (piuttosto che i monti del Pollino) è realmente straordinario e le possibilità a nostra (a vostra) disposizione sono infinite.

Ci sarebbe poi il tema dell’identità, dove ho capito che abbiamo sensibilità e opinioni discretamente diverse.

Su questo non ho grandi cose da dire. Per quello che io capisco, l’identità se non viene maneggiata con cautela e attenzione estreme diventa una zavorra indicibile. Ma su questo, magari sono io che mi sbaglio.
A me sembra così, ma su questo aspetto / elemento potreste avere ragione voi.

Prima di andare, una canzone come regalo: Stop breaking down.

Una canzone folk, scritta da Robert Johnson nel 1937.
Very local, very tradizionale, very identità a tutta manetta. Manca solo la zampogna, ma è come se ci fosse.
Qui però nella versione dei Rolling Stones del 1972.
Very internazionale, very commerciale, very tutta una cosa diversa.
La canzone è esattamente la stessa. Ma se non ci fosse stato il passaggio di trasformazione alchemica che trasmuta il linguaggio locale autoriferito (con il quale nessuno può entrare in comunicazione) in linguaggio condiviso, non sapremmo neanche della sua esistenza…

grazie ancora.

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