Open School for Village Hosts, interview to John Thackara and Andrea Paoletti

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Open School for Village Hosts, interview to John Thackara and Andrea Paoletti

Nuovi progetti innovativi stanno nascendo nelle aree rurali di tutta Europa. Noi chiamiamo le persone che avviano e guidano questi progetti Village Hosts

Casa Netural assieme a un partenariato che coinvolge 6 diversi Paesi ha lanciato la prima Open School for Village Hosts che presto aprirà le sue “porte”.

Nelle prossime settimane 40 practitioners soggetti attivi sul territorio – saranno selezionati e prenderanno parte al primo corso di formazione che si svolgerà online (su una piattaforma dedicata) per 6 mesi e in presenza nel borgo di Grottole, Basilicata nel mese di maggio 2023.

In occasione di questo importante traguardo abbiamo deciso di intervistare John Thackara e Andrea Paoletti, che nel 2019 hanno avuto l’intuizione di creare questa scuola e di dare valore alla figura degli attivatori di comunità, che vivono i territori più periferici e li animano con le loro iniziative.

Ciao John, quale è la tua professione e come hai conosciuto Casa Netural?

Sono uno scrittore, un curatore e anche un professore. Scrivo libri oltre a un blog su thackara.com, che seguo dal 1993. Il mio lavoro di curatore è per conferenze (in particolare la conferenza Doors of Perception), mostre e biennali. Ho curato la biennale dell’innovazione sociale Dott07 in Inghilterra; la biennale del design francese sul City Eco Lab; e nel 2019 ho realizzato una grande mostra a Shanghai intitolata Urban-Rural

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Sono anche visiting professor alla Tongji University in Cina e al Politecnico di Milano in Italia, e sono senior fellow al Royal College of Art di Londra. Svolgo gran parte di questo lavoro dalla mia sede di Ganges, una piccola città mercato dell’Occitania, nel sud della Francia.

Ho incontrato Casa Netural per la prima volta a un festival sul design immateriale a Matera nel 2016. Andrea e i suoi colleghi mi sono stati presentati dal mio amico Stefano Mirti. Fino a quella visita, la maggior parte del mio lavoro in Italia si era svolto a Milano e a Torino, quindi è stata una rivelazione incontrare persone provenienti da tutta la Basilicata i cui progetti facevano parte di una nuova economia rurale. Mi ha colpito che Casa Netural avesse una presenza permanente nella regione, con una casa e una rete di persone. Fa un’enorme differenza quando un team è stabilmente in una regione; si ottiene una qualità di fiducia che non si verifica mai quando non si è fisicamente in un posto. Un tipo di fiducia che non si crea mai quando un team di progetto viene da fuori regione per qualche settimana e poi se ne va.

Puoi spiegare qual è il tuo rapporto con Wonder Grottole?

Negli ultimi anni ho partecipato a diversi workshop e incontri a Grottole, sia nel periodo precedente a Matera 2019, sia in quello successivo. Queste interazioni sono state tutte così positive che ho accettato con piacere l’invito di Andrea a far parte dell’Impresa Sociale Wonder Grottole.

Nel 2019 con Andrea avete iniziato a condividere idee sulla figura del Village Host. Perché? Qual è stata la vostra riflessione?

Il Social Food Forum, che abbiamo lanciato a Grottole nel 2019, è stato un punto di svolta. È stato il momento in cui ci siamo resi conto che in Europa c’erano moltissimi progetti di innovazione che coinvolgono il cibo, progetti nati grazie al lavoro di coloro che abbiamo chiamato produttori di social food. Un altro fattore chiave, di cui ci siamo resi conto, è che queste persone sono più efficaci quando vivono nel loro territorio a tempo pieno. Infine, ci siamo resi conto che queste persone sono necessarie per tutti i tipi di progetti rurali e urbano-rurali, non solo per quelli alimentari. Da queste discussioni è emerso il ruolo del Village Host.

Chi è il Village Host e cosa fa?

Il Village Host identifica le risorse che normalmente sono trascurate di una comunità, come progetti, luoghi o individui, e progetta nuovi modi per collegarle in eventi, servizi e imprese. Con il tempo, i Village Host creano anche infrastrutture sociali come corsi, festival o centri rurali. Queste infrastrutture consentono ad un’ampia varietà di soggetti interessati di lavorare insieme a lungo termine. I Village Host sono esperti di collaborazione – persone che mettono in contatto le persone – per cui le loro abilità più preziose sono ospitare, facilitare e rendere possibili le connessioni tra vari soggetti

Quali sono le opportunità che un progetto Europeo può generare per questo tema?

La premessa base dell’OSVH è quella di unire i punti – persone, luoghi, pratiche – che, in questo momento, sono sparsi in tutta Europa. Le parti interessate al nostro progetto sono diverse: pianificatori regionali, agricoltori, ricercatori, consulenti agricoli, rappresentanti del governo, ingegneri e progettisti. Questi soggetti sono spesso attivi nelle reti di ricerca europee – che sono decine, anzi centinaia. Ma tra gli stakeholder dell’OSVH ci sono anche cittadini che possiedono conoscenze uniche e preziose, radicate nella storia e nell’ecologia locale. Questi attori contribuiscono già molto alle economie rurali europee, ma crediamo che l’OSVH consentirà loro di realizzare opportunità che, fino ad ora, non erano alla portata di tutti.

Andrea, invece per te dove è nata la riflessione sulla figura del Village Hosts?

E’ nata sian dal principio della creazione di Wonder Grottole, perchè l’abbiamo immaginata come una piattaforma di relazioni e pratiche da sperimentare per creare un metodo che possa “disegnare” storie nuove per i piccoli paesi in fase di spopolamento. Abbiamo iniziato dalla mappatura delle risorse del territorio, umane, materiali e immateriali e da queste siamo partiti per facilitare nuovi processi.

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Dalla nostra sperimentazione abbiamo capito quanto il successo del modello “Wonder Grottole” fosse dovuto alla presenza di una o più figure che, in maniera costante, in loco avevano il ruolo di connettore, facilitatore, “visionario” e creatore di modelli di sostenibilità alternativi e innovativi. Dal nostro esperimento abbiamo deciso di generare un modello che fosse utile a tutti i piccoli territori in via di spopolamento e in cerca di nuovo benessere. 

Qual è l’importanza di questa figura professionale per le aree rurali? 

Questa figura professionale è importante perché avendo in sé delle competenze specifiche riesce a mettere insieme la visione di una comunità intenzionata a creare una storia diversa per il proprio paese. Essere riconosciuto come figura professionale (ed investire su di essa) vuol dire ottenere un ruolo strategico che lavora nel lungo periodo – condizione necessaria per vedere il cambiamento nelle aree interne perchè le azioni sono prevalentemente culturali, di cambio di prospettiva e hanno bisogno di tempi di sedimentazione, assimilazione e generazione lenti.

Perchè secondo te è importante il corso di formazione “Open school for Village hosts”?

Il corso ha il ruolo fondamentale di riconoscere questa nuova figura professionale e le competenze necessarie per definirsi “Village Host”. È un percorso per “practitioner” ovvero persone che operano già sui territori ma che spesso hanno delle mancanze su alcune competenze. Stiamo creando un corso a modulo, così dopo una prima fase di autovalutazione, i partecipanti potranno scegliere a quali moduli partecipare, quali competenze sviluppare e quindi come generare maggior impatto nelle loro comunità, piccoli territori e creare delle condizioni per migliorare il loro benessere. 

Quali sono le opportunità che un progetto Europeo può generare per questo tema?

Aver vinto questo progetto vuol dire, prima di tutto, essere riconosciuti della validità della nostra visione, partita dall’Italia – dal nostro piccolo paese di Grottole in Basilicata, ma accomunata per bisogni a tanti altri paesi dell’Europa. Lavorare allo sviluppo di questo progetto con altri 6 partner di paesi diversi ci permette di relativizzare l’appartenenza al nostro territorio ma costruire una visione molto più grande che possa divenire indirizzo di policy per influenzare le politiche di sviluppo rurale dei prossimi anni a livello comunitario Europeo. Costruire processi progettuali vuol dire rendere manifesto un problema, e riconoscerlo è il primo passo per trovare nuove soluzioni. Una scuola di formazione per la figura professionale del “Village Host” è la nostra parte di soluzione per ascoltare i bisogni dei cittadini, connettere risorse e strumenti già esistenti, aprire nuove relazioni, costruire modelli economici sostenibili e generare benessere. 

Se questo progetto ti ha incuriosito, e sei interessato a scoprire di più sulla figura del Village Host e sulla scuola in partenza, visita il sito villagehosts.eu e segui Casa Netural su Facebook ed Instagram, seguiranno nuovi aggiornamenti.

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